Wall Street euforica dopo la vittoria di Trump nelle elezioni di ieri. Dow Jones in rialzo del 3.6%, oltre i 1400 punti, e nuovo massimo storico a 43.779 punti, mentre l’S&P 500 ha chiuso con un +2.5% circa, unitamene al Nasdaq che ha realizzato un +2.94%, raggiungendo anch’esso un nuovo massimo a 19.001 punti. Gli analisti ma soprattutto gli investitori credono al fatto che la nuova amministrazione sarà in grado di rilanciare la crescita, favorendo le aziende attraverso tagli fiscali, che però, ricordiamolo, saranno finanziati a debito, con il rischio di far ulteriormente ingigantire un debito pubblico che è ormai a ridosso dei 36 trilioni di dollari.
Eppure, nonostante questo azzardo morale vada avanti da oltre 15 anni (crisi Lehman), nessuno negli Usa sembra voglia metterci mano, né i repubblicani, tantomeno i democratici. Ma contemporaneamente, nessuno ha dubbi sul fatto che gli Usa, fino a quando la crescita li sosterrà, potranno agevolmente far fronte al pagamento degli enormi interessi sul debito che il Governo americano deve pagare ai creditori, principalmente i detentori di titoli di Stato, i cui rendimenti sul decennale ormai sfiorano il 4.5%. Ma se la crescita dovesse rallentare e improvvisamente gli effetti dei tassi alti si facessero sentire sull’economia? Lasciamo la risposta eventuale aperta ai nostri lettori.
VOLA IL DOLLARO. OGGI FED E BOE
L'indice del dollaro è salito di oltre il 2%, toccando quota 105.14, il livello più alto degli ultimi quattro mesi. Donald Trump ha vinto e così sarà ancora Presidente per un secondo mandato. Ha infatti ottenuto più di 270 voti elettorali, poiché ha trionfato anche in alcuni stati chiave, i cosiddetti “swing state”, i 7 Stati incerti, tra cui la Pennsylvania, uno degli stati chiave dove ha prevalso. Le politiche di Trump sono destinate a concentrarsi su aliquote fiscali più basse e dazi doganali sui prodotti esteri.
Tra l’altro il Partito Repubblicano ha assunto il controllo del Congresso, sia la Camera che il Senato e questo rafforza la posizione del Presidente. Il dollaro si è rafforzato rapidamente, in particolar modo avanzando rispetto alle valute dei paesi potenzialmente interessati da tariffe più elevate.
L'euro è crollato al minimo degli ultimi quattro mesi; lo Jpy e lo Yuan al minimo degli ultimi tre mesi, così come il peso messicano, che ha raggiunto il suo punto più debole da luglio 2022. La pressione, per il momento non è destinata ad affievolirsi considerato il fatto che i rendimenti dei titoli di stato hanno sfiorato quota 4.50%. I target possibili per la moneta unica sono da considerarsi 1.0670, 1.0600 e 1.0450.
Anche il Cable, che per ora ha tenuto, sarà messo a dura prova domani quando la Boe deciderà sui tassi, mentre in serata sarà la volta della Fed. Entrambe le banche centrali sono attese al taglio di 25 punti base, con un probabile aumento della volatilità.
UsdJpy a rischio Boj nel senso che il biglietto verde sale e va a sfidare la possibile ritorsione verbale e non della banca centrale, che potrebbe mettere un freno a questo movimento impulsivo. UsdCad a ridosso della resistenza chiave di 1.3950, per ora ancora respinta. I cross intanto si muovono come demoltiplicatori di volatilità consentendo una operatività bilaterale.
BUND, RENDIMENTI IN CALO
Il rendimento del Bund tedesco a 10 anni è sceso al 2,35%, il livello più basso da una settimana a questa parte, in contrasto con un rally nei rendimenti dei Treasury USA in ragione della vittoria di Trump, che promette espansione e deregolamentazione.
Si prevede che una vittoria di Trump presenterà delle sfide per l'economia europea, in particolare per i possibili dazi doganali ma anche in tema di sicurezza e sostegno all'Ucraina. Nel frattempo, il mercato ha modificato le aspettative sui tassi europei, prevedendo un calo del costo del denaro fino al 2% nel 2025. Anche i rendimenti dell'OAT francese a 10 anni è sceso al 3,1% e quello del BTP a 10 anni italiano è sceso al 3,6%.
POLONIA, TASSI INVARIATI
La Banca nazionale polacca ha mantenuto invariato il suo tasso di interesse di riferimento al 5,75% per la dodicesima riunione consecutiva a novembre, in linea con le aspettative del mercato. Anche i tassi Lombard e sui depositi sono rimasti invariati rispettivamente al 6,25% e al 5,25%.
I dati preliminari hanno rivelato che l'inflazione è salita al 5% a ottobre 2024, rispetto al 4,9% di settembre, segnando un massimo di 10 mesi e indicando crescenti pressioni inflazionistiche. Inoltre, i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,3% tra settembre e ottobre, il più grande aumento mensile in tre mesi.
AUSTRALIA, SURPLUS COMMERCIALE
Il surplus commerciale australiano sui beni è sceso a 4,61 miliardi di AUD a settembre 2024 Rispetto ad un dato precedente di 5,28 miliardi ad agosto, e inferiore alle aspettative di mercato di 5,30 miliardi di AUD. Si è trattato del surplus commerciale più basso dal mese di marzo 2024, con le esportazioni diminuite più delle importazioni.
Le spedizioni sono scese del 4,3% rispetto al mese precedente, ad un minimo di 33 mesi, principalmente a causa di altri combustibili minerali inferiori, con le spedizioni in uscita in calo principalmente verso India, Indonesia e Giappone. Anche l’import è diminuito del 3,1%, a un minimo di nove mesi di 36,22 miliardi di AUD, principalmente dovuto ad un calo di carburanti e lubrificanti.
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani
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