L’alta inflazione pesa sugli umori delle Borse, in Usa e globalmente.
L’impennata dei prezzi di petrolio e gas preoccupa Governi e Banche Centrali.
Qualche segnale di rialzo, da confermare, dei rendimenti dei Govies.
La crisi di Evergrande diffonde la paura di un contagio sistemico.


La serenita’ dei mercati azionari continua ad essere minacciata dalla crescita dell'inflazione e dal rallentamento cinese, sempre piu’ evidenti. Le Borse europee, ieri, 5 ottobre, hanno chiuso in rialzo, ribaltando le premesse negative della mattinata, quando il clima risentiva ancora della negativita’ di Wall Street ed in particolare del -2,14% del Nasdaq.

Il FtseMib italiano e’ salito +1,9%, il Dax tedesco +1,0%, il Ftse100 britannico +0,9%, il Cac40 francese +1,5%.

Ieri anche le Borsa Usa hanno recuperato il segno positivo, col titolo Facebook che ha rimbalzato dopo la scivolata di martedi’ scorso, quando era stato impattato dal blackout globale di 6 ore che ha riguardato, oltre alla sua app, anche quella di Instagram e WhatsApp. Il Dow Jones ha guadagnato il +0,9%, lo S&P500 il +1,1%, il Nasdaq +1,3%.

Oltre al rasserenamente della “tech” Usa, a dare sostegno ai listini azionari ha contribuito ieri anche il buon dato dell’ISM-Markit (Institute for supply management) non manifatturiero di settembre che ha segnalato il proseguimento della fase espansiva del comparto dei servizi, salendo a 61,9 da 61,7.

Negli Stati Uniti i servizi continuano a godere dell’esuberanza della domanda, che genera a sua volta pressioni al rialzo sui prezzi (alias inflazione).

Anche in Europa, sebbene ad un ritmo meno robusto, si registra la buona salute dei “servizi”, con tutti i dati nazionali abbondantemente in area di espansione. In Germania, principale economia dell’Euro-zona, il dato e’ sceso a 56,2 dai 60,8 di agosto, in linea con la previsione di 56, in Italia a 55,5 da 58, mentre il dato medio dell’Area e’ calato a 56,4 da 59 di agosto.

Sul fronte politico USA, prosegue l’aspra discussione tra l’Amministrazione e l’opposizione repubblicana sul “tetto” del debito federale, che va elevato entro la fine della prossima settimana per evitare un “default tecnico” delle attivita’ statali: come accaduto sovente nel passato, e’ prevedibile un accordo di compromesso dell’ultimo minuto.

Tuttavia, la vera incognita che grava sui mercati finanziari e’ il continuo aumento dei prezzi di petrolio e gas, l’accelerazione che essa determina sull'inflazione e le contromisure che la banca Centrale Americana (FED) e quella europea (ECB) dovranno necessariamente introdurre, probabilmente entro la fine dell’anno.

Intanto, sempre piu’ Banche Centrali nel mondo scelgono la via della restrizione monetaria o, quanto meno, della riduzione degli stimoli straordinari introdotti per contrastare la pandemia Covid. Ieri, 5 ottobre, la Reserve Bank of New Zealand ha alzato il tasso di riferimento a +0,50% da 0,25%, anticipando nuovi prossimi aumenti.


I timori che l’inflazione elevata possano essere un fenomeno duraturo sembra finalmente riflettersi sui rendimenti dei titoli Governativi e corporate. Ieri quello sul Treasury Usa decennale è salito ai massimi da giugno, +5 pbs a +1,53% rendendo sempre piu’ cruciale l’interpretazione dei dati macro ad alta valenza previsionale, come il rapporto sul mercato del lavoro, relativo a settembre, in uscita venerdi’ 8.

Nell’attesa oggi, 6 ottobe, la stima curata da ADP (Automatic data processing) dal 2006 sui nuovi occupati non agricoli privati di settembre negli USA ha sorpreso positivamente, con 568 mila nuovi posti di lavoro, ben oltre le attese di 428 mila.

La risalita dei tassi sta materializzandosi anche nell’Euro-zona, dove il rendimento del Bund 10 anni è salito a -0,18%, con un irripidimento dell’intera curva, e quello dell’omologo BTP a +0,89%, con allargamento dello spread a 107 bps.
Sembra arrestarsi almeno oggi, 6 ottobre, la corsa del petrolio col WTI (West Texas Intermediate) tornato sotto 79 Dollari//barile (ore 17.00 CET). Prosegue il rally del Dollaro USA, che contro Euro avvicina quota 1,153, +0,5% sulla chiusura di ieri.

Stamane l'azionario asiatico ha archiviato un'altra giornata di cali. Mentre le Borse cinesi continentali erano ancora chiuse per festività, Hong Kong ha perso il -0,5%, scendendo al minimo degli ultimi 14 mesi, vittima della crisi del mercato immobiliare cinese. Il Nikkei ha perso il -1,05%.

In Europa la giornata si avvia ad una chiusura debole, in media -1,0% ma in netto recupero rispetto al quasi -2% della mattina.

I pochi dati macro pubblicati oggi non hanno aiutato: in Germania gli ordini dell'industria sono scesi ad agosto del -7,7% ben peggio delle attese di -2,1%. Le vendite al dettaglio dell’Eurozona sono rimbalzate solo del +0,4% mese su mese ad agosto dopo il -2,3% di luglio.

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