L’inflazione PCE Usa di gennaio, piu’ alta della attese, spaventa le borse. Federal Reserve, ECB alle prese con la scelta su quanto alzare ancora tassi. Consumi private e immobiliare Usa ancora sorprendentemente forti. Pechino vuole la crescita economica e non lesina aiuti diretti ed indiretti.
Venerdi’ 24 febbraio, il dato d’inflazione PCE (Personal consumer expenditures) di gennaio negli Usa, cioe’ quello piu’ apprezzato dalla Federale Reserve (FED-Banca centrale Usa) per misurare l'andamento del costo della vita per le famiglie, ha deluso, salendo +5,4% su base annua dal +5,3% di dicembre, a sua volta rivisto all’insu’ dal +5,0% della prima stima.
Ancor piu’ sgradita e’ la crescita mensile di +0,6%, quando le stime indicavano +0,5%, che combinata ad un quadro macro ancora prevalentemente positivo sull’economia amricana, tra i quali il picco da oltre 1 anno della fiducia dei consumatori e la vendita di case nuove, avvalora uno scenario di ulteriori aumenti dei tassi da parte della FED.
Cio’ spiega perche’ le Borse europee, che erano partite in rialzo, nella seduta di venerdi’ 24 hanno chiuso in calo: Milano -1,1%, Parigi -1,8%, Francoforte -1,7%, Londra -0,4%. Non dimentichiamo, tuttavia, che da inizio anno i listini europei conservano cospicui guadagni: Milano +13,8%, Madrid +11,9%, Parigi +11,0%, Francoforte +9,2%, Amsterdam +8,3%, Londra +5,7%.
Anche per Wall Street si e’ chiusa una settimana pesante: venerdi’ tutti i principali listini hanno perso oltre 1 punto percentuale: Dow Jones -1,02%, S&P500 -1,04%, Nasdaq -1,64%, trascinati al ribasso dai timori che la Banca centrale, concentrata sulla lotto all'inflazione, possa “sacrificare” la crescita economica alzando i tassi sui Fed funds sono al 5,5-6,0%!
La paura che la politica monetaria restrittiva possa continuare a lungo, venerdi’ 24 si e’ riflessa anche sul comparto obbligazionario, dove la curva dei rendimenti per scadenza dei governativi Usa (Tresury bond) si è ulteriormente appiattita: il rendimento del decennale e’ salito a 3,96% e lo spread tra 2 e 10 anni si è assottigliato a 85 bps, con la “curva” che resta decisamente invertita.
Il punto dolente sta nella forza che la congiuntura economica americana continua a rivelare: ad esempio, a gennaio i consumi privati sono cresciute più del previsto, +1,7%, sebbene i redditi personali siano aumentati meno delle attese, +0,6% rispetto al mese precedente.
Anche a gennaio il mercato immobiliare Usa ha mostrato un’ottima salute, con un aumento mensile della vendita di nuove case del +7,2% su base mensile: le attese erano di un misero +0,5%. Migliora, portandosi ai massimi da dicembre 2021, anche l’indice della fiducia dei consumatori di febbraio, calcolato dall’Università del Michigan, che tocca 67, sopra il dato di 64,9 di gennaio ed alle attese di 66,4.
Piu’ stagnante, ma comunque non recessiva, l’economia dell’Eurozona, come testimonia il dato sul GDP (Prodotto interno lordo) tedesco nel 4’ trimestre 2022: -0,4%, rivisto al ribasso dal -0,2% della prima stima. Tra l’atro, l’indice Ifo sulla fiducia delle imprese tedesche mostra un calo della volonta’ di assumere nuovo personale (sub-indice sceso da 100,1 di gennaio a 99,4).
In Italia a febbraio, l'indice del clima di fiducia dei consumatori e’ risalito da 100,9 a 104,0, mentre quello composito delle imprese e’ rimasto invariato a 109,1. La prospettiva dei consumatori migliora grazie al cessato allarme sul fronte energetico con la speranza di un calo dell’onerosita’ dei prezzi di elettricita’ e gas.
Un quadro macro non troppo negativo potrebbe indurre anche la Banca centrale Europea (ECB) ad alzare di nuovo e ripetutamente, da marzo (+50 bps) in avanti (per altri +75bps), il costo del denaro, in contrasto a un'inflazione che resta troppo elevata: lo afferma il Presidente della Bundesbank, Joachim Nagel.
In Asia, spiccano gli sforzi di Pechino per rilanciare l’economia: nel weekend sono circolati “rumors” di un aumento di acquisti di materie prime e attrezzature per sviluppare la produzione domestica di chip, anche per il timore di nuove restrizioni imposte dagli Usa ai suoi alleati nell’area asiatica.
Restano deboli le principali commodities energetiche: il prezzo del petrolio sconta i timori di un rallentamento dell’economia globale e dunque dei consumi, cosicche’ il WTI (greggio di riferimento Usa) perde anche oggi, 27 febbraio, -0,4% a 76,0 Dollari/ barile. Stabile a 51 Euro/megawattora il prezzo del gas naturale europeo sul TTF di Amsterdam.
Sul mercato valutario l'Euro è oggi stabile, dopo il calo poco di venerdì 24 dovuto alla reazione al dato dell'inflazione americana PCE: il cross Eur/USD e’ 1.054, quello Eur/Yen 143,7 (ore 13.30 CET).
Le Borse asiatiche hanno chiuso deboli la seduta di stamattina, 27 febbraio: il neo Governatore della Bank of Japan, Kazuo Ueda, alla 1’ audizione al parlamento giapponese ha confermato la politica monetaria ultra-accomodante del predecesore Kuroda: Nikkei stabile, -0,1%.
L’Hang Seng di Hong Kong ha perso -0,26%, il Shanghai Comp. -0,28%, Shenzhen -0,74%, il Kospi coreano -0,98%, il Sensex indiano -0,48%.
Le Borse europee hanno voglia di riscatto ed alla fine della mattinata di oggi, 27 febbraio, guadagnano in media +1,6%. Anche i futures su Wall Street anticipano riaperture positive, in media +0,6% (ore 13.30 CET).
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